Un minuto di silenzio per quando ho digitato su Google "16 mesi / terribili due / cosa fare".
Se mio figlio ha iniziato davvero presto non lo so, so solo che sono stati... selvaggi (a dire poco). Non sono un'esperta di educazione: sono solo una mamma molto limitata, che fa meglio che può. Per questo vorrei convidere con voi il nostro vissuto dei terribili due, le esperienze e le strategie da provare: magari qualcosa può essere utile anche ad altri genitori.
Cosa sono i terribili due dei bambini?
Ecco cosa scrivevo alla vigilia dei 2 anni di mio figlio:
I terrible two sono Maria Antonietta in premestruo. Sono Godzilla con sbalzi d'umore. E io sono sconvolta, come è possibile che non se ne parli? Quando vai dal medico di base a dirgli che sei incinta (così si usa qui, si va dal medico di base), lui ti chiede: “Are you happy about it?”. Non che sia interessato alla tua felicità, è sua prassi (ma questo è un altro capitolo). Comunque mi sconvolge che la prima domanda non sia: “Ma lo sai cosa sono i terrible two? Lo sai che si butterà per terra e contro i mobili, che lancerà calci contro qualunque cosa, che i suoi strilli ti trapaneranno il cervello e vorrai solo urlare più forte di lui, perché in effetti scoprirai che forse tu la fase dei terrible two non l'hai mai superata?”. Non te lo dice, il medico di base. Te lo dicono gli esperti, quando ormai il cervello ce l'hai già trapanato. “L'unica cosa che deve fare l'adulto è rimanere calmo”.
Cosa? Cultivate calm, dicono gli esperti, respira, fagli capire che anche se lui ha perso il controllo, tu ce l'hai. Ah sì? Ho il controllo davvero?
Questo lo scrivevo quando c'ero dentro fino al collo. Ora mio figlio ha tre anni. Certe reazioni sono ancora così, altre si sono risolte, altre si sono evolute. È per questo che in questo post racconto alcune cose al passato e altre al presente. È perché ci sono ancora dentro. Quanto durano i terribili due? Mah.
Esempi di comportamento dei terribili due
Ci sono esempi che valgono più di mille parole. Eccone due.
Interno notte. Cena. Mio figlio all'improvviso scatta, si butta giù dalla sedia e inizia a strillare e gettarsi contro i mobili e per terra per i seguenti motivi:
La mamma ha smosso il suo riso con la forchetta
Il suddetto riso, dopo che era stato mangiato, era finito, e il piatto era vuoto
(La mia preferita) La fetta di pane, mangiandola, si è rotta. Avrebbe dovuto rimanere integra!
Altro esempio. Interno giorno. Si gioca tranquillamente insieme. Il bambino guarda fuori dalla finestra e inizia a strillare, all'improvviso, solo "perché c'è il sole. Mamma spegni il sole". Quando si dice essere ragionevoli. La scenata in cui lui non accetta che io non sia capace di spegnere il sole dura un'ora.
Strategie per i terribili due
Come dice un mio amico saggio, la calma è la virtù dei calmi. Infatti (provato per voi!) su mio figlio nient'altro funziona. Ecco i miei tentativi e relativi insuccessi (ridiamoci anche un po' su perché se no come diceva Pina Bauch "siam perduti"). Oh, magari per altri funzionano, per noi non hanno funzionato.
Lo sclero Giovanna Mezzogiorno
O Laura Morante, insomma il filone "donne tradite" di Muccino: ve lo giuro, non ha mai funzionato. Mettermi a strillare più forte di lui, fare la voce grossa, perdere il controllo è sempre stato peggio: il bambino si è sempre spaventato ancora di più, altro che calmarsi o ripiegare in ritirata. Io mi sfogavo sul momento, ma poi avevo un senso di colpa che credo durerà in eterno.
Andarsene
“Va beh ciao stai in camera, io vado in un'altra stanza, quando hai finito di strillare chiamami”: non ha mai funzionato, lui mi ha sempre voluta lì, a guardarlo rantolare (direbbero gli esperti: deve vedere che ci sei… ma che fatica ragazzi).
Distrarlo coi cartoni animati/video
Anche quello ha funzionato solo come sollievo temporaneo: appena finite le puntate consentite, lui si è sempre arrabbiato ancora di più e si è ricominciato da capo. A una mia amica sulla stessa barca invece ha funzionato spesso far vedere al figlio brevi video sul cellulare dove c'erano i nonni, gli amici, insomma spezzare il nervosismo così.
Offrirgli del cibo
Dopo che abbiamo rischiato un Pollock originale di spaghetti al pomodoro sul muro, non ci siamo più azzardati a proporre al bambino di mangiare, nemmeno le sue cose preferite, che tanto lui non sente - proprio fisicamente in questi momenti i bimbi non sentono.
Contenerlo fisicamente
Per molti pare funzioni: abbracciare, contenere. Con mio figlio non funzionava, ti scacciava e non voleva essere toccato, e naturalmente questa cosa andava rispettata.
Cantargli una canzone tranquilla
Quando ci ho provato, se avesse conosciuto la parola "vaffanculo" me l'avrebbe detta. Ma si è comunque fatto capire molto bene.
Metterlo a dormire
Spesso le scenate vengono scatenate dalla stanchezza, quindi abbiamo pensato che cercare di creare un ambiente rilassante lo avrebbe aiutato a dormire. Pivelli. La crisi deve finire, dopo di che lui avrà scaricato le frustrazioni e i nervi, e solo allora accetterà di rilassarsi.
Terribili due: cosa funziona per noi
Farlo ridere
Sembra stupido, ma spiazzarlo sdrammatizzando ha spesso dato ottimi risultati. Fare delle scenette tipo che lui urla e tu vieni spostato dai suoi urli (facendo un salto all'indietro), ha spesso interrotto il flusso di urla. Mio marito è più bravo di me in questo, a me si blocca la creatività in quei momenti. Chi ha più forze mentali, le usa per inventare qualcosa.
Evitare domande
All'inizio, visto che ero molto ma molto spiazzata, gli facevo un sacco di domande: cosa c'è, ti fa male qualcosa, cosa è successo, come posso aiutarti, eccetera. A un certo punto ho capito che lo confondevo ancora di più, lui che era già confuso e spaventato da quello che stava succedendo, e la sua reazione a questa confusione era violenta.
Raccontare una storia
Provare a destare il suo interesse con una storia, anche inventata di sana pianta, ha spesso avuto buoni risultati. La sua curiosità vinceva e voleva sapere come andava avanti. E più la storia proseguiva, più lui si calmava.
Rispettare la routine e il sonno
A volte penso che mio figlio si alza la mattina e non sa che giorno è. Non sa se è il weekend, quindi non sa se andrà all'asilo. Sa che a un certo punto andremo in vacanza a Pesaro, sa che presto verrà a trovarlo il cuginetto, ma non sa quando aspettarselo. Non sa cosa gli metterò oggi nel piatto, né quale attività lo aspetta all'asilo oggi. Vive come sospeso nelle regole e nei tempi imposti da altri. Ho capito che questa mancanza di controllo lo innervosiva. Ho moltiplicato le piccole scelte che poteva fare lui ("Vuoi mettere la maglietta rossa o gialla?" "Vuoi mettere il pigiama prima o dopo aver lavato i denti?").
Ho anche comprato un calendario e disegnato le cose che ci aspettano nelle caselle dei giorni in cui accadranno, e ogni sera facciamo una crocetta sulla casella della giornata passata, così può contare quante caselle mancano agli eventi che aspetta. E soprattutto cerchiamo di essere ligi alla routine: così che lui sappia cosa lo aspetta quando torna a casa dall'asilo, cosa si fa dopo i giochi, cosa si fa dopo cena, eccetera. La prevedibilità lo rasserena.
Lo stesso valeva per il riposino: notavo una differenza abissale nell'umore a seconda che riuscisse a farlo o no. Cercavamo di essere molto ligi anche in questo.
Non fare nulla
Ho passato tantissimo tempo a leggere, informarmi, preoccuparmi su "cosa fare", sul fare la cosa giusta, eccetera. In realtà più passava il tempo, più capivo che queste scene erano fisiologiche. La pedagogista americana Janet Landsbury dice addirittura che sono salutari, sane, che fanno bene ai bambini, perché danno loro la possibilità di imparare con le loro risorse a gestire le loro emozioni, a scaricarle, e a non portarsi tutto dentro. Un po' come quando (a me capita) ti fai un pianto liberatorio e poi ti senti meglio. Insomma, noi vorremmo tanto sostituirci ai bambini per evitare loro ogni sofferenza, ma mio figlio in questa fase evidentemente ci doveva passare, ogni giorno. L'importante era che sapesse che io c'ero, ero lì vicino a lui e lo perdonavo sempre, e in ogni momento si poteva ricominciare. Quindi una volta finita la scenata, abbracci e baci. Qualche volta una richiesta di scuse, se la scenata era stata particolarmente violenta. Ma poi voltare pagina. Mai andare a letto arrabbiati.
I miei mantra per rimanere calma
Ecco le frasi che mi ripeto per rimanere calma. Le ho appese alla bacheca della cucina per potergli dare un'occhiata quando ne ho bisogno. Non funzionano sempre sempre ma suvvia pare che le formule magiche a questo mondo non esistano, si fa quel che si può.
I am not impressed
Io ho il controllo
Questa scenata sfiata poi passa
Questo sclero non mi definisce come genitore
Lato mio, facevo fatica non solo a rimanere calma sul momento, ma anche a perdonarlo appena finiva e ricominciare a stare in pace con lui. È un esercizio di mindfulness e anche un po' di fede che somiglia tanto a uno sport estremo. È un esercizio di amore che mi strappa da quella che sono e cerca di rendermi un po' migliore.
Terribili due: cosa dicono gli esperti
Come detto sopra, sono una mamma e non un medico. Ma ccco una serie di risorse utili per capire cosa pensa il bambino, mettersi nei suoi panni e cercare di vivere al meglio possibile questo momento. Risorse che per me sono state fondamentali:
Questo articolo di UPPA sui terribili due mi ha illuminato nelle mie prime ricerche.
Il libro Come parlare perché i bambini ti ascoltino: offre spiegazioni e strategie (anche illustrate) da provare, copre tante tematiche e arriva fino ai 7 anni. Io l'ho trovato interessantissimo, anzi fondamentale.
Il podcast Unruffled (è in inglese) su diverse tematiche, in particolare questo episodio sulle scenate dei bambini.
Questo episodio di Houston, abbiamo un bambino! (è in italiano) sul valore della routine e della prevedibilità nei due anni.
Ora in mio figlio i terrible two sono diventati i cosiddetti threenager. Le reazioni sono cambiate, ma la lotta contro la rabbia, la frustrazione, la paura, l'affermazione di sé hanno altre forme. Si parla poco dei terribili due e si bollano i bambini come capricciosi, e i genitori come incapaci. E la cosa fa male sia agli uni che agli altri.
Dopo un anno e mezzo che ci siamo dentro, posso dire che sono più comuni di quello che sembra, e che di certo richiedono una grande forza per mettersi in discussione, come genitori. Ma è una forza necessaria per sopravvivere! Anche perché questi momenti di crisi possono invece diventare occasioni per educare sia l'adulto che il bambino a vivere le proprie emozioni. Una cosa sui cui io sento di dovere ancora imparare tanto, e non mi è mai stato così chiaro come in queste situazioni.
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