top of page

Weird things they use to say

Updated: Apr 27, 2022




Facevo il liceo, e mio babbo una sera mi disse: “Ma il latino e il greco non dovrebbero essere poi così difficile… in fondo se ad ogni parola ne corrisponde un’altra, per fare una versione basta avere il dizionario e metterle in fila.” La mia risposta fu abbastanza pronta: “E se ti dicessi che in greco pharmacos vuol dire farmaco, ma vuol dire anche veleno?” (Bangherang Luci).


Fare focus su questo, ai tempi, aveva iniziato a farmi meravigliare su quanto il valore delle parole sia determinato dal contesto. Grazie al cavolo, direte voi… Non sono qui per fare un trattato di linguistica, anche se spendo ore e ore a pensare ai fenomeni della lingua, che sono probabilmente una delle mie più grandi passioni. Ma posso dire che, nelle lingue vive e non in quelle morte, sto facendo esperienza di come questa questione della frase inserita nel contesto cambi tutto e rischi di farti fare delle sonore figure di merda.

Quando a scuola l'italiano-medio studia inglese, oltre a My name is John Johnson, a I am-you are-she is, oltre a un’azione svoltasi nel passato conclusasi nel presente, impara bene o male a tradurre le parole letteralmente. Al punto che in classe scoppiavano boati quando Plenty of food diventava Le piante dei piedi, quando By the way diventava Compra la strada, quando A domani diventava giustamente At tomorrow.

Ho avuto delle ottime prof di inglese e la materia mi piaceva un sacco. Prima di venire qui ho guardato film, ascoltato la radio, letto libri in lingua e quant’altro, e tutt’ora lo faccio. Ma ci sono delle cose che fin dall’inizio mi hanno letteralmente spiazzata. L’effetto era quello della bocca aperta da stoccafisso. Poi a forza di sentire queste espressioni nel loro contesto, ho capito che é normale usarle così. Vi racconto quali sono.


1

Sei al lavoro, te ne stai andando, sono le 18. I colleghi se ne vanno anche loro e ti dicono:

See you later

Rimani sdubbiata… macché later, io c’ho da fare stasera. Poi vedi che se ne vanno tutti, e ognuno per la propria strada, mica vanno a bere insieme… e capisci che effettivamente tomorrow è later. Ciò che non è ora, è sempre later. Ok. Got it.


2

Ti scrive il recruiter con cui, il giorno prima, hai avuto un colloquio. Dovrebbe proporti per dei posti di lavoro. La sua mail esordisce con:

It was lovely to meet you yesterday

Lovely? You sure? Ma non esageriamo, lovely é una parola forte, ha dentro la radice di love. Sì, anche a me è piaciuto il colloquio di ieri, ma di qui a dire che è stato lovely… ma che cce stai a prova’? Non credo. Credo invece che qui tutti dicano lovely a caso. Ma voi lo direste a uno con cui avete appena avuto un colloquio: “Incontrarti é stato un amore…”. Vuol dire che il termine lovely perde qualsiasi forza. No?


3

Te ne vai dopo un afternoon tea con i colleghi, dopo aver mangiato a quattro ganasce. Chi prende la metro, chi il bus, chi il treno. E ti salutano con un:

Have a safe journey home

Cosa fai? Tocchi subito ferro! Madonna, ci mancherebbe! E cosa deve succedere, perché? (Licenza poetica del perché pesarese alla fine). Già sono periodi difficili, c’è l’ansia sempre, una iettatura così… ma tienitela per te. Quindi ti rispondo: You too. Poi capisci che si tratta anzi una frase premurosa, che si usa spesso. Insomma ci si innamora ad ogni colloquio e ci si porta sfiga ogni volta che ci si separa.


4

Sei stata all’Ikea durante il weekend. Lo hai raccontato ai colleghi e alla fine del tuo discorso qualcuno ti dice:

Are you happy with your Ikea shopping?

Oddio… io del mio Ikea shopping posso essere soddisfatta, posso essere orgogliosa… ricordiamo che comunque parliamo dell’Ikea, mica sono stata ad un’asta da Christie’s… Happy mi sembra un tantino esagerato… Posso essere happy di essermi fidanzata, posso essere happy che gli amici mi vengano a trovare, posso essere happy di aver trovato lavoro. Ma qui a Londra scopro che posso anche essere happy del mio pranzo, del mio Ikea shopping, dello smalto che porto sulle unghie. Potrei essere happy della mia naturale regolarità e di avere finalmente la chiave per uscire sul retro e buttare l’immondizia nei bidoni del condominio. Insomma potrei essere sempre happy! Potrei accontentarmi di un sacco di cose! O forse che per noi la felicità è qualcosa di molto più alto? Come sono pesante. Comunque Sì, I am happy with my Ikea shopping, se è questo che vuoi sapere.


5

Vi hanno appena clonato la carta di credito inglese. Ricevete un sms dalla banca, mollate tutto, vi precipitate nell’unica filiale aperta dopo le 16.30, facendo lo slalom tra la folla che fa shopping a Oxford Street alle 5 PM, che neanche Corso Buenos Aires a Milano il 23 dicembre, o in alternativa sfondate le spalle della gente con colpi vigorosi tipo Richard Ashcroft mentre canta Bitter Sweet Symphony. Sudate come cammelli, giungete alla filiale, fate la fila angosciate, scoprite che vi hanno rubato 300 pound spendendoli in Olanda e in Giappone, 300 pound guadagnati col lacrime e sangue, vi esprimete come potete a parole a volte stentate, gesti e grugniti, allarmate e angosciate come non mai, madide e paonazze per la corsa.

Dall’altra parte, sereno come un Buddha, l’omino della banca alza il telefono e dice, all’omino dall’altra parte del ricevitore:

Hello. I have a lady here. She's a little bit upset.

Upset? Upset?!!!! Io sono fotonica!!! Non sono a little bit upset!! The lady respira molto profondamente cercando di confidare nell’efficienza inglese. Che infatti la tranquillizza, le cambia carta seduta stante e le restituisce i soldi aggiungendovi educate parole di conforto. E meno male… ora non sono più upset.


Però ve lo devo dire, popolo di navigatori, vincitori, conquistatori, colonizzatori e bevitori esagerati: è bizzarra questa vostra cosa del controllo dei sentimenti che traspare dalle parole.

5 views0 comments

Recent Posts

See All
bottom of page