Fuori dal palazzo Reale di Madrid, al tramonto, eravamo tutti e quaranta seduti per terra ad aspettare. Lì dentro c’erano i re di Spagna, chissà, in quel momento, cosa stavano facendo.
“Guardate!” hai detto scattando in piedi. La curiosità riaccese la voglia di alzarci, e ci fece balzare correndoti dietro, verso il colonnato laterale, chiuso dalla cancellata. Ci precipitammo contro le sbarre, sdlang, e lo vedemmo.
In un tempo dilatato, infinito, non di questo mondo, il pavone ci fissava illuminato dalla luce d’arancia che filtrava tra le colonne di pietra.
“Guardate, guardate!”: e il pavone con naturalezza aprì la sua coda di luce, come un giocatore che sventaglia le sue carte, certo di vincere su tutti.
Una creatura stupenda, non di questa Terra, ci guardava con aria di sfida sotto il suo fascio di luce, solo, in mezzo alla pietra del pavimento del colonnato.
Appesi alla stessa sbarra, tu accanto a me, avevamo assistito al miracolo, noi che col miracolo avevamo appena iniziato a parlare.
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