Mi basta ogni tanto.
Ci sono tanti motivi per cui ho evitato di fare la musicista di professione: uno di questi è il fastidio infinito provocato dallo squadernamento dell’album di figurine degli autori classici.
Cosa vuol dire? Ora ve lo spiego. Purtroppo spesso, tutt’ora, non riesco a evitarlo, benché lo rifugga come la peste.
- E così fai la copy ma hai studiato musica fin da piccola!
- Sì.
- E adesso cosa ascolti [eccolo, quello che ti vuole psicanalizzare in base al tuo iTunes]?
- Mah un po’ di tutto. Di classica amo molto i russi e i romantici [sì, è vero, sono una persona sdolcinata, pesante, sognatrice. Lo diceva anche il test sul Cioè del ’97].
- Ah pensa che io ascolto sempre [ed è qui che parte lo squadernamento dell’album delle figurine] il concerto K007 di Mozart (colonna sonora di James Bond?), la suite inglese per violoncello di Bach (le cui finestre danno sul Tamigi?), la gavotta di Spontini (è una pizza alta con più carciofini?), il primo concerto di Bramhs, Mahler, Frank, Janacek, Il Gatto, il Topo l’Elefante, li conosci?
Ora. Non ti ho chiesto niente, io. Non capisco perché tu ti senta in dovere di espormi tutto il tuo tuttibile. Non ho fatto nulla per metterti in soggezione né per farti sentire inferiore, perché devi redimerti passando in rassegna tutte quelle 4 cose che conosci? E che - soprattutto - io non conosco mai (ho poco da mettere in soggezione, io)?
Non li conosco, perché non solo è impossibile conoscere tutta la musica (ma va’?!), ma soprattutto perché NON LO FACCIO DI MESTIERE, E CI SARÀ UN PERCHÈ, E LO STO DAVVERO RISCOPRENDO STASERA (come diceva il buon Riccardo).
E poi perché la musica a numeri io non la distinguo: un conto sono, non so, i Quadri da un’esposizione, La morte e la fanciulla, l’Imperatore, La Tempesta, Les Adieux, insomma la musica a programma, un conto è la fuga di Respighi opera 10 (esiste?). Te la ricordi solo se ci hai sacrificato del tempo sopra (anzi, neanche), tanto il numero non ti evoca niente.
In effetti spesso, quando studiavo, davo dei nomi ai pezzi “coi numeri” perché mi evocassero qualcosa. A volte ci mettevo anche le parole come fosse una canzone.
Comunque, a questo punto, il discorso con il mio interlocutore prosegue in due modi:
1. Faccio finta di conoscere i pezzi e cerco di troncare il discorso, sempre che la tenacia del mio interlocutore me lo consenta.
2. Dico “No, mi spiace, non li conosco”, e il mio interlocutore ci rimane malissimo. Se animata da spirito caritatevole concludo con “ Lo ascolterò”, altrimenti ci starebbe sempre bene un educatissimo “Mollami”.
Ripetiamo insieme: sono tollerante e amo lo scambio culturale. Ma lasciatemi essere scorbutica ogni tanto, grazie.
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