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La newsletter di Autunno Americano - prima puntata

Il mese scorso ho iniziato a raccontare attraverso una newsletter gratuita come è successo che ho scritto un libro per ragazze di 13 anni. Verrà pubblicato da Bookabook il prossimo autunno, e sinceramente non vedo l'ora. La newsletter esce ogni 4 mercoledì, e per chi si fosse perso qualche puntata, ho deciso di postarle qui man mano che escono, il giorno prima di ogni nuova uscita.


Ecco quindi la prima puntata. Domani esce la seconda: per riceverla in anteprima basta iscriversi alla newsletter The Making of Autunno Americano.


Com'è iniziata - The Making of Autunno Americano #1



You must do the thing you think you can not do. Estremo? Forse. Ma avevo bisogno di sentirmelo dire, quando pensavo: mi piace scrivere, ma il mondo dell’editoria non fa per me. Troppo complicato, troppo da arrivisti, io non sono competitiva, io mi vergogno anche della mia ombra, io non amo espormi. Però caspita pubblicano cani e porci, e chi lo legge in modo “unofficial” continua a dirmi che questo libro che ho scritto... è bello. Cosa ci faccio con questi 160 fogli Word?



Ho iniziato a scrivere Autunno Americano 10 anni fa, su richiesta di Miriam, una mia amica che lavorava in una piccola casa editrice di Milano. Mi disse che avevano bisogno di storie positive per ragazzi e ragazze delle medie, era il periodo dei vari Twilight da una parte e di Tre metri sopra il cielo dall’altra. Erano una casa editrice diversa, e volevano storie positive più quotidiane, dove i ragazzi potessero riconoscersi.


“Tu che scrivi ogni tanto per passione, vedi se ti viene in mente un’idea, che la presento alla mia capa”. Ora, onestamente, erano le vacanze di Natale. Ero a casa dei miei. Ero single. Mi annoiavo. In una settimana scrissi metà Autunno Americano.


Partii da un fatto che mi era realmente accaduto quando avevo 13 anni. E da lì cominciai a inventare, costruire, aggiungere, ricamare. Mi accorsi che avevo tantissimi ricordi di quegli anni. Tanti, e vividi. Soprattutto erano vivide le sensazioni, e più ne richiamavo alla mente, più ne arrivavano. La casa da ristrutturare. La pasta col ragù. Il fascino di mio fratello per le parolacce. Le cuffie del walkman. La “maledetta festa delle medie”. Gli occhi del disgraziato che mi piaceva.


Metà libro è venuto giù dalle dita così, senza quasi averlo programmato. Senza uno schema (io che faccio sempre gli schemi e le liste). E poi rileggerlo tutto, asciugare, limare, detestare, riscrivere, e chiudere tutto. E il giorno dopo rileggere e dire: “Ma davvero questo l’ho scritto io?”.


Finite le vacanze di Natale, inviai a Miriam quella metà del libro che avevo già scritto. “Bello, lo faccio subito vedere alla mia capa, se le piace vai avanti?” “Certo!”, squillai. Ma la sua capa dopo un mese non le rinnovò il contratto, e sia Miriam che Autunno Americano si ritrovarono a spasso. L’una, un po’ abbacchiata, e l’altro incompleto. E adesso? Mi chiesi. Peccato, ci stavo prendendo gusto.


Il racconto continua domani in newsletter, oppure qui tra qualche settimana. Nel frattempo: qui puoi prenotare Autunno Americano qui puoi iscriverti alla newsletter qui puoi seguire la pagina Instagram di Autunno Americano e qui quella di Facebook

qui puoi vedere l'archivio con le newsletter precedenti.


Ti ringrazio per aver scelto di condividere questo pezzo di strada con me. A presto!

Lucia

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