La newsletter di Autunno Americano - settima puntata
Nelle puntate precedenti:
Autunno Americano era finito, testato, chiuso. Ero alla ricerca di un editore, ma risposte non ne arrivavano. Ero partita corazzata ma cominciavo ad abbattermi. A guidarmi, però, c'erano due punti che avevo individuato come il mio "perché". Le mie motivazioni, insomma. Cosa mi aveva mosso a riaprire le cartelle e cosa mi stava muovendo a scrivere ogni settimana a editore@nonticago.it

Quel nome sulla copertina - The Making of Autunno Americano #7
La chiarezza derivata dal Soggiorno al Cottage mi aveva permesso di individuare due grandi motivi per cui farmi tutto questo sbattimento di finire un libro e proporlo agli editori. I due grandi “perché” di AutunnoAmericano.
Il libro era scritto. Era finito, ed era stato giudicato bello. Io desideravo che uscisse dal mio computer, e raggiungesse le persone per cui era stato scritto. Aveva qualcosa di bello da dire alle persone e volevo che lo facesse.
Desideravo vedere il mio nome e cognome su un libro stampato.
Ora, se il primo proposito vi sembra nobile, grazie, lo è. Se il secondo vi sembra vanità, grazie, lo è. Ho avuto un bel da fare per sopprimere questo desiderio. E non ci sono riuscita.
Estate 1992. Ho 7 anni. Sono in macchina con i miei genitori in giro per le campagne marchigiane. Il sole tramonta, e guardo fuori dal finestrino. Nel cielo i rosa, i viola, gli azzurri che si riflettono sulle poche nuvole e fanno da contorno a un sole rosso infuocato, mi fanno prendere una decisione: scriverò un libro (ripeto: ho 7 anni). Si chiamerà Al di là dei sogni, e sarà la storia di un gruppo di amici che impara a volare, raggiunge le nuvole e ci racconta com’è il mondo da lassù.
Non iniziai mai quel libro, ma ancora mi ricordo di quei paesaggi e di quel proposito. Immaginate il mio disappunto quando nel 1998 uscì il (terribile) film Al di là dei sogni con Robin Williams, che per me era Mrs Doubtfire. Mrs Doubtfire mi ha fregato l’idea, protestavo con me stessa.

Ho sempre scritto tanto. E il desiderio di vedere il mio libro su un volume, scritto sopra una bella immagine di copertina, non è mai svanito. Quando ho iniziato a scrivere cose più organizzate (il già citato libro di racconti, la raccolta di poesie finalista del Premio InediTO, Autunno Americano…) quel desiderio è riemerso abbastanza potente. E per 10 anni è rimasto lì a fissarmi, proprio come la cartella di Autunno Americano sul Desktop.
“È da stupidi non provare a realizzare quello che si desidera”, mi ha detto una volta un’amica. Semplice, banale, quanto vero.
Chi mi conosce lo sa che non sono una persona esibizionista o vanitosa. Ed era proprio per questo che questo desiderio del nome sul libro non mi tornava. Eppure restava. E durante il percorso del Soggiorno al Cottage, a un certo punto, ero lì che lo reprimevo, ma poi l’ho guardato in faccia e ho pensato: “Sti cazzi, io ci provo. Perché no?”.
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A che punto siamo?
Mi fa sorridere pensare che questa newsletter esce il giorno dopo aver dato l'ok finale alla copertina(il famoso "si stampi") per cui ho lavorato con l'editore. La copertina con il mio nome sopra. Com'è? Non è come l'ho sempre immaginata. Mi sto abituando all'idea. E non mi dispiace.
Comunque da ieri è tutto approvato! Sono in attesa di una data di lancio, e nel frattempo devo sbrigarmi perché ho ancora un sacco di cose da sistemare prima che esca il romanzo.
A proposito di copertina - quando ho finito la revisione di AutunnoAmericano non me ne rendevo conto assolutamente e avevo questa idea: potrò dire di aver scritto un libro solo quando l'avrò pubblicato. In risposta a questa cavolata, mio marito mi ha stampato il file impaginandolo come un libro e rilegandolo "alla giapponese". Ne è venuto fuori un volumetto che mi ha aiutata a realizzare quello che stava succedendo. Si sa che una volta stampati, sui testi si trovano sempre più errori, ed è stato così. Ma non solo: i libri sembrano davvero dei libri. Prendono contesto, importanza, dignità, e si capisce meglio se sono solidi oppure sono fatti solo per una lettura veloce e distratta attraverso uno schermo.
Quel volumetto ora è tutto scarabocchiato e pieno di post-it, ed è sempre sulla mia scrivania per essere consultato ogni volta che mi serve. Mi è molto caro.

Se vuoi raccontarmi anche tu di un desiderio che ti è sempre sembrato stupido ma che poi non hai potuto non guardare in faccia... ti leggo volentieri. Ti ringrazio per aver scelto di condividere questo pezzo di strada con me. A presto!
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